Ballottaggi Amministrative, Consiglio Europeo e G7: Weekend Da LEONI.

(Questa è la trascrizione dell’episodio del 27 giugno 2022, che potete ascoltare qui)

BALLOTTAGGI AMMINISTRATIVE & CO.

Prima di passare a questioni internazionali, un passaggio sulla politica nazionale.

Ieri si è svolto il secondo turno delle amministrative in 65 città italiane, le più attese erano Verona e Parma. Lo spoglio è iniziato alle 23 di ieri sera, ed è ancora in corso al momento della registrazione del podcast. Ma in linea di massima, se le proiezioni non ingannano, il risultato più rilevante sarebbe la vittoria a Verona di Tommasi, l’ex calciatore appoggiato da tutto il centrosinistra. Verona, lo ricordo a me stesso, era dal 2007 una roccaforte della destra.

Ed infatti, la verità è che non ha vinto la sinistra, semplicemente Tommasi non si è fatto vedere in giro con i big di partito (altrimenti il tonfo era sicuro) e la destra – quando va divisa per ragioni imperscrutabili dell’animo umano – perde. Ovviamente il PD ora inonderà l’etere con la hit dell’estate “il laboratorio Verona”, elevando questo risultato a prova provata che il famoso “Campo Largo”, l’alleanza che va da Calenda a Fratoianni, passando per Renzi e pure mia nonna, funziona.

Per la cronaca, Al centrosinistra dovrebbero passare pure le altre grandi città quindi Parma, Piacenza, Catanzaro e Alessandria. Ma Verona era quella a cui tutti guardavano indubbiamente. Simbolico lo strappo di Monza, la città più berlusconiana di Berlusconi, che si affida al centrosinistra (al primo turno, il candidato Pilotto era in netto svantaggio). In generale, Una vittoria di Pirro considerando l’astensione. 6 italiani su 10, di quelli chiamati al voto, non hanno votato. Un crollo di 12 punti rispetto al primo turno di due settimane fa. In ogni caso, come dico sempre, in democrazia conta chi vota e quindi Letta oggi stappa lo spumante.

Ma mentre due milioni di italiani decidevano il meno peggio a cui affidarsi, continuavano le scosse telluriche post scissione di Maio. Il gruppo dell’ex pentastellato, Insieme per il futuro, ha fatto un nuovo acquisto di alto spessore, l’ex ministro dell’Istruzione del governo Conte, Lucia Azzolina.

Evidentemente, non sapeva più a chi vendere i banchi a rotelle, anche se non credo Di Maio se li possa permettere dato che pare debba pagare una mega multa da 100k euro a Conte per averlo lasciato. Lucia Azzolina ci ha poi tenuto a commentare la sua scelta con parole di profondo pathos: “Il Movimento Cinque stelle è come un fidanzato che speri possa cambiare e non cambia mai. Anzi peggiora”.

E restando proprio sul tema matrimoniale, il segretario del PD Enrico Letta ha detto che la sua missione è riunire Conte e Di Maio. Da presidente del consiglio, a professore in Francia, a segretario di partito, e ora anche avvocato divorzista. Letta è più versatile di un Bimby.

E sempre il segretario del PD – riunito assieme a tutti i politici italiani all’esclusivo evento di Rapallo dei giovani di Confindustria (il posto ideale per chi dovrebbe essere vicino al popolo) – ha fatto l’ennesima proposta choc che non diverrà mai legge come il DDL ZAN.

“Tagliamo il cuneo fiscale, tutta la prossima manovra dedichiamola ad abbattere il costo del lavoro”. Volete sapere come andrà a finire? Il taglio al cuneo lo fece anche l’amico di Letta, Romano Prodi, nel 2007. Fu così infinitesimale, che ancora stiamo aspettando gli effetti sui salari (anzi, lo abbiamo già visto – l’Italia dal 1990 al 2020 è l’unico paese europeo che li ha diminuiti questi stipendi).

Ah, ovviamente l’ultimo argomento di cui sta dibattendo la politica italiana è l’annullamento della Roe V Wade da parte della Corte Suprema americana. Per la cronaca, tutto l’arco politico italiano, compresi Meloni e Salvini, ha espresso contrarietà al dare un ritocchino alla legge 194, quella che regola l’interruzione di gravidanza in Italia. Questo disastro ce lo siamo evitati. Almeno per ora.

Rimane quel piccolo piccolissimo dettaglio dello scempio fatto da Berlusconi sulla legge 40 sulla fecondazione assistita, ma insomma a chi voglio prendere per il sedere. I politici italiani sono tutti concentrati sulle elezioni dell’anno prossimo. Domani vi parlo di alcuni dati interessanti emersi dalla ultima Supermedia di Youtrend, ma per ora passiamo alla prossima storia di oggi.

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UCRAINA, CONSIGLIO EUROPEO, G7

Passando a questioni più alte, si fa per dire. Il Consiglio Europeo si è chiuso come The Avengers: End Game – con una svolta storica, ma inutile – ed un nulla di fatto totale.

La decisione storica, ma inutile almeno nel breve termine, è – come vi dicevo venerdì – l’ok ufficiale alla candidatura a membri Dell ‘Unione Europea per Ucraina e Moldova. Peraltro, quella dell’Ucraina è la prima approvazione di un paese in guerra. Questa decisione ha lasciato di stucco gli altri paesi balcanici in fila da anni, ed infatti ora il rischio è che si buttino tra le braccia tremanti di Putin, o peggio della Cina che già ha comprato diverse infrastrutture nella regione – secondo Balkan Insight, ci sono già in atto 135 progetti per il valore di 32 miliardi di dollari.

Sull’adesione dell’Ucraina Putin ha finto la stessa indifferenza di quando ti dicono che la tua ex che ami ancora si sta sposando con un altro. “Non sono affari russi” ha detto, però i suoi amici al ministero degli esteri hanno detto la verità. La consueta Marjia Zacharova, la portavoce del dicastero, nonché conosciuta come la bionda che ha fatto svenire Giletti in diretta tv, ha detto: questa decisione avrà conseguenze negative.

Ma parliamo del nulla, perché – come già ci siamo detti nei giorni scorsi – perchè il processo di adesione si concluda (SE si conclude) serviranno decenni. L’Ucraina dovrà uscire dalla guerra, leccarsi le ferite, risolvere il grande problema di corruzione che l’afflige da sempre (è accanto allo Zambia e l’Egitto secondo la Corruption Perception Index) e bisognerà vedere se nel concreto i paesi europei vorranno sostenere un paese così immenso con i fondi comunitari. Per ora, siamo solo nell’ambito delle cortesia per gli ospiti di Real Time

Intanto, parole grosse arrivano anche dal capo della Zacharova, il ministro degli esteri russo Lavrov, che ha detto: “la UE e la NATO ci accerchiano e ci fanno la guerra come Hitler”. Il che è molto rassicurante, dato che la stessa retorica è stata usata per attaccare l’Ucraina. Il tutto mentre Putin prometteva armi nucleari alla Bielorussia per difendersi dalla minaccia occidentale, conquistava l’intera città di Severodonetsk, la più grande città dopo Mariupol nel Donbass, e lanciava 14 missili a Kyiv uccidendo anche 1 civile.

Ieri poi è iniziata la due giorni del vertice dei G7 in Germania – perché questi leader non si fanno mancare nulla. Da quando ci si può spostare liberamente senza mascherine, hanno chiuso per sempre l’account di Zoom e ogni scusa è buona per vedersi e fare festa. Prima Consiglio Europeo poi G7 e fra qualche giorno vertice NATO.

Per ora, poche decisioni, molte discussioni.

Si parla di bloccare l’import di oro russo (i leader europei sono ancora in dubbio sulla faccenda); la federazione russa ne è ricchissima – si calcola che sia il terzo produttore di oro al mondo (nonché il primo di diamanti ed il secondo di argento). Inoltre, è proprio attraverso l’oro che gli oligarchi scavalcano le sanzioni. Ora capiamo perché il patriarca Kirill si veste come Lady Gaga (piccola parentesi: se non avete visto il video in cui il religioso cade sull’acqua santa, vi prego googletelo).

Altro argomento del G7: Biden – che sta crollando nei sondaggi per via dell’inflazione – ha messo sul tavolo un tetto al prezzo del petrolio russo, ovviamente Mario Draghi lo appoggia, nel prossimo segmento vedremo perché.

Ed infine, proprio perché in ballo c’è l’ordine mondiale, i grandi della Terra hanno annunciato 600 miliardi di dollari di progetti nei paesi in via di sviluppo. Questo per fare da contraltare alla Cina che si sta comprando tutto in Africa e nei Balcani come vi dicevo prima.

Ma ora facciamo un passo indietro, e torniamo un secondo al Consiglio Europeo.

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GAS PRICE GAP: EPIC FAIL

Vi dicevo all’inizio che il Consiglio Europeo ha preso una decisione storica, ma inutile – e ve l’ho appena raccontata – e poi si è chiuso con un nulla di fatto che riguarda l’Italia. Il premier Draghi si era speso per l’inserimento di un gas price cap, un tetto al prezzo del gas a livello comunitario, ma l’Europa ha risposto picche persino ad un eventuale vertice sull’energia a Luglio.

Il tutto perché simpaticissimi paesi come l’Olanda, che è il primo produttore di gas in Europa e sede del mercato di scambio del metano, quindi dalla guerra ci sta guadagnando, si è messo di traverso dall’alto del suo 4% di popolazione europea che rappresenta.

La Presidente della Commissione Europea Von Der Layen ha poi espresso aperture per una discussione in autunno sulla base di un’analisi approfondita del mercato del gas, ma si tratta di un contentino per non deludere l’amico Mario, nonché presidente del consiglio del terzo paese dell’area euro, bloccato da paesi grandi quanto il Molise. Con tutto il rispetto.

Ma per un continente che non si accorda sulle materie prime, forse per un altro è venuta la fine della crisi? La Turchia ha fatto sapere che forse si è raggiunto un accordo di massima – tra Russia ed Ucraina – in merito al grano bloccato nei porti di Mariupol e Odessa. Da quel grano dipende la vita di 400 milioni di africani. L’affare è in ballo da settimane, e ormai ci credo quanto a Pamela Prati che proclama di avere un nuovo fidanzato (chi sa, ha capito – chi non sa, meglio per voi).

E restando sulle materie prime, il governo italiano – oltre ad aver prorogato per tre mesi l’abbattimento su onere di sistema ed iva per bollette del gas e della luce, ha fatto lo stesso ma solo per un mese fino a inizio agosto – con lo sconto di 30 centesimi al litro sulla benzina. E si va verso lo stato di emergenza nazionale per la situazione incredibile della siccità nel Nord Italia. A Milano hanno chiuso già tutte le fontane in città, gettando nel panico migliaia di influencer che ora non sanno dove compiere infrazioni per il prossimo selfie.

Anche se proprio non comprendo quale sia il problema, basterebbe seguire i consigli di Fulvio Pratesi e l’emergenza idrica sarebbe finita. Il presidente onorario delle WWF infatti ha detto: “Sono 60 anni che non faccio la doccia, si risparmia acqua e non c’è nessun rischio di puzzare”.

Ora con questi chiari di luna, e l’immagine di Fulvio Pratesi che non si lava, non è un caso che i dati di venerdì dell’ISTAT sulla fiducia di famiglie e imprese cii abbiano colto di sorpresa. Infatti, la fiducia delle famiglie è crollata al minimo storico da novembre 2020, come poteva essere prevedibile, mentre quella delle imprese è salita al MASSIMO da dicembre 2021.

Ci si chiede come sia possibile questa biforcazione, ma per un uomo della strada è semplicissimo, si tratta del ciclo del gladiatore o del “Mors tua vita mea”. Con l’inflazione alle stelle, le aziende stanno approfittando per alzare i prezzi a dismisura e fare profitto sulle spalle dei consumatori. A pagare è sempre pantalone che è incavolato nero.

Vi sembra una spiegazione abbastanza scientifica?

Un pensiero riguardo “Ballottaggi Amministrative, Consiglio Europeo e G7: Weekend Da LEONI.

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